sabato 24 dicembre 2016

Raccolta Alimentare 2016

Finita anche quest'anno la raccolta alimentare, da destinare a concittadini più bisognosi. Grazie alle associazioni che ci hanno messo la faccia e il tempo. T.I.R. -GRUPPO Passio Christi Sava-TERRA ROSSA-GRUPPO CULTURALE-ANGELI DI QUARTIERE-PEGASO-COMITATO SAN GIOVANNI-SCOUT SAVA 1-EX ALLIEVE- S.O.S.- Volontari S. Giovanni Battista- A.C. Chiesa madre . ANTA.


Ciro Preite



sabato 3 dicembre 2016

Io schiavo, io schiavizzo


La vita scorre tranquilla quando il ritmo incalzante del presente getta ombra sulle piaghe del passato. La vita scorre tranquilla per un uomo che non vuole ricordare e non vuole sapere. Pagine e pagine di testimonianze schiacciate dal macigno dell’incuria, sepolte nella polvere dell’abbandono. Dimenticate. Non è così lontana l’America delle rivoluzioni ottocentesche, quando lo spettro della schiavitù si aggirava cieco e tra uomini di ogni razza. I bianchi, come testimonia Hoffman, furono essi stessi vittime, cosa che la memoria collettiva si rifiuta di tramandare. Divennero la merce di scambio prediletta nel famoso triangolo commerciale, vantaggiosi strumenti di coltivazione ma, più in generale, risultarono oggetti di trasversale impiego per il benessere dei “veri uomini”. Fu una sopraffazione generale dei diritti e delle volontà altrui; per ogni singolo corpo, da grembo a tomba, veniva stabilito un percorso tracciato da altrui a tavolino. Così la schiavitù, come qualsiasi altro stato civile, divenne dinastica e matematicamente consequenziale: a genitori schiavi seguivano figli schiavi.
Oggi, paradossalmente, la situazione sembra più critica. Le nuove forme di schiavismo, che si estrinsecano su buona parte della popolazione mondiale, sono più sottili e fanno meno discutere. Basti pensare alla schiavitù per debito che consiste nello sfruttare come forza lavoro, per periodi notevolmente lunghi, persone che abbiano contratto debiti talora irrisori. Oppure ancora l’imposizione del matrimonio precoce che riguarda giovinette costrette a sposarsi senza scegliere né volere. Siamo di fronte ad una schiavitù “legittima” e apparentemente vantaggiosa che si tratti dell’estinzione di un debito o della sistemazione di una donna. È sbagliato. Allora perché tutto resta immutato? È facile dire e scrivere su secoli e secoli di ingiusta e cattiva storia mentre sorseggiamo una calda tisana di fronte al camino. “Filantropia telescopica” è così che Dickens definisce il nostro chiacchiericcio dalla alta morale e senza reali obiettivi.
Dickens ha concepito gli uomini come sola “egoità”, senza distinzione di sorta. E questa la matrice di tutti i mali: una violenta guerra di “io” che non ha punti di arrivo e in cui il “bene comune” si identifica con l’idea di benessere individuale per cui ognuno lotta. Una società che riduce tutto a “sé”. Quindi non combattiamo la schiavitù perché non siamo schiavi, come non accettiamo l’omosessualità perché non siamo omosessuali e non protestiamo per l’emancipazione femminile perché non siamo donne. Eppure se libertà è partecipare noi non siamo affatto liberi. La verità è che non sono mai esistite colpe di razza ma solo colpe di “io”,” io”,” io”, ese nessuno ha protestato per te, è perché tu non hai mai protestato per nessuno.

Articolo di Francesca Villano